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Aperto tutti i giorni
Santuario Basilica San Nicola da Tolentino - Piazza Silverj, 3 - 62029 Tolentino (MC)
Aperto tutti i giorni
Santuario Basilica San Nicola da Tolentino - Piazza Silverj, 3 - 62029 Tolentino (MC)

Il Cappellone di San Nicola

Questo progetto nella mia carriera di fotografo e artista è sicuramente molto importante perché mi ha fatto capire la spiritualità, il livello religioso. Quando entri in un posto come il Cappellone di San Nicola, con tutto il suo splendore e se
vogliamo anche la sua inquietudine, non puoi non credere che esista un mondo legato alla fede e alla religione.
Ho capito che dal Cappellone, dalla sua luce incredibile, poteva nascere un’idea stupenda. Da un punto di vista artistico
mi ha dato molto. Il mio è un lavoro on the road, carico di emozioni, senza decidere prima quello che devo fare. Fotografo le emozioni nel momento in cui le vivo, non fotografo i miei preconcetti.

È stata davvero una grandissima palestra questo progetto, alla ricerca del mio movimento sulle immagini. Nonostante gli
affreschi siano piatti, perché sono su di un muro, sono riuscito comunque a dare ad alcuni mosaici una fortissima profondità
e un enorme movimento. Qui a Tolentino i colori sono particolari e i mosaici ottenuti usando anche delle vecchie Polaroid sembrano quasi delle sinopie, delle tracce dell’anima. Anche questa parte l’ho trovata molto forte e molto sorprendente.
Dopo il terremoto, ho deciso di venire con una macchina particolare, la Polaroid Giant Camera 50 per 60 cm. Ho pensato che
questa macchina fotografica incredibile fosse la più adatta per raccontare queste silenziose e dolorose visioni.
La cosa più complicata di questo progetto post terremoto a Tolentino è la difficoltà di raccontare delle immagini dove non cerchi l’estetica della bellezza, ma l’estetica ell’orrore e del dolore, che è silenzioso ma penetrante. Invece di avere davanti soggetti belli, perfetti da fotografare, come era prima il Cappellone di San Nicola, abbiamo davanti la distruzione e l’orrore che solo un terremoto produce.

Con queste immagini si è voluto quasi celebrare una messa laica. Laica perché la fede si carica di emozioni, e io non so se le emozioni hanno una religione, credo siano di tutti, indipendentemente dal loro credo.
Questo Cristo infranto rappresenta secondo me tutto il mondo e tutte le religioni. Questi cocci sistemati sull’altare sono un’immagine che ho voluto trasmettere a tutti. Il terremoto, come la guerra, annienta le persone, annienta i sogni, annienta le vite umane e in questo caso ha annientato anche lo sguardo di un fotografo.

Maurizio Galimberti, fotografo

I dettagli:

I Protagonisti

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